A Natale sotto l’albero, oltre ai pacchetti con i regali, mettiamo il presepe, un’espressione di fede e cultura popolare che per la sua longevità è agli antipodi rispetto alla frivola caducità della moda.


Perché pochi mesi dura la passione per un nuovo outfit, anche tanto desiderato.

Ma dura tutta la vita il profondo amore per quei pastori un po’ sbiaditi, scelti con cura e posizionati con implacabile precisione su scenari rupestri, più o meno sofisticati, progettati già l’anno prima e perfezionati con certosina devozione.

Il presepe è il Natale degli adulti.

Ai bambini l’albero luccicante coi pacchetti variopinti, le calze piene di leccornie.
Ai grandi l’emozione di togliere da scatoloni impolverati e fogli di giornale sgualciti i magi (quelli piccoli da mettere sul fondo, e quelli grandi da mettere davanti alla grotta), le pecorelle, gli angioletti, il bambinello e i pastorelli che sembravano dimenticati nel sottoscala, e invece vivevano la loro vita sotterranea nel cuore dell’artefice: dell’adulto che ritrova la magia del suo Natale in quella grotta misteriosa, fiocamente illuminata.


Il presepe è stato inventato per amore dal Santo Poverello.

San Francesco, che secondo la leggenda è nato lui stesso in una stalla, voleva rivivere in quel lontano Natale a Greccio un momento della vita di Gesù: un momento di raccoglimento e meditazione del più umile e venerato dei santi.

Ricordo, tanti anni fa, il mio estenuante pellegrinaggio a San Gregorio Armeno, zigzagando fra le botteghe dei presepi artigianali e artistici, al seguito della mia amica Olga, euforica e incurante del freddo e della ressa.

Perché ogni anno una nuova figurina doveva entrare nel suo adorato presepe che ormai aveva invaso mezzo salotto.


E con che cautela suo padre tirava fuori da un cofanetto il prezioso bambinello di foggia antica (a dire la verità troppo grande…) adagiato su un cuscino di raso!

C’era tenerezza e devozione in quel presepe guardato e riguardato mille volte prima che tornasse nel suo scatolone. Era la magia della famiglia che si riuniva intorno a quella grotta e con loro c’era, loro lo sentivano, anche la mamma morta anni prima.

Il presepe esprime la nostra cultura. E’ sacro e profano. Miscela fede e credenze popolari in quella grotta ricoperta di muschio che non è fashion, non è trendy.
E’ magia pura.

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