Il 75° Golden Globe Awards passerà alla storia non per i vincitori ma per aver incorniciato l’impacciato mea culpa del cinema a stelle e strisce in materia di molestie sessuali e discriminazione contrattuale nei confronti delle donne.

Il suo celebrato red carpet si è così tinto di nero per rappresentare la sacrosanta protesta di attrici e VIP: ovviamente griffate, in black e soprattutto “arrabbiate” come i loro discorsi scagliati sulla platea con l’aiuto del movimento TIME’S UP per le vittime di molestie sessuali.

Per cui poco importa se Three Billborads outside (…) ha vinto 5 statuine, se Guillermo Del Toro è il miglior regista, se Coco è il miglior film di animazione, se Oprah Winfrey ha ricevuto il Cecil B.DeMille Award e Nicole Kidman un premio per Big Little Lies.


Poco importa se il cinema italiano è rimasto a bocca asciutta, se gli attori assenti si sono fatti notare più dei presenti o soffermarsi sulla maestria con cui le grandi maison hanno declinato il black color d’ordinanza.


Il 75° Golden Globes immortalerà l’imbarazzo di Hollywood perché il suo strapotere non è riuscito a silenziare la protesta delle star, che così fra una manciata di giorni avranno un’altra grandiosa cassa di risonanza: la notte degli Oscar.

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