Il COVID-19 ha gambizzato, se non colpito a morte, il business del bridal che in Italia smuove 40 miliardi di euro l’anno fra abbigliamento, ristorazione, organizzazione, servizi e viaggi.
Nessuno si lamenta ad alta voce ma fanno rumore prenotazioni, caparre ed eventi frantumati o rinviati all’autunno se non a data da definire, come Sposaitalia Collezioni di Milano, slittata al 24-27 settembre 2020.
E i castelli delle cerimonie sfoggiano il cartello “chiuso per quarantena“.
Fino a fine 2020 – dice lo stylist Gianni Molaro – dovevo realizzare abiti da cerimonia per 200 matrimoni.
Con il coronavirus sono saltate le nozze di aprile e di maggio. E le spose che hanno programmato i matrimoni per l’estate non sanno cosa fare: vivono in un limbo…
La guru delle wedding planner, Monia Re, ammette: Siamo stati i primi ad essere danneggiati e saremo gli ultimi a ripartire, proprio perché creiamo assembramenti di persone.
Per ora rinviamo le cerimonie all’estate o all’anno prossimo.
Ma la #fase2, il ritorno alla normalità imporrà agli sposalizi guanti di lattice, mascherine, separè, numero chiuso e termometri?
Beh, dovremo inventarci degli eventi originali e anticonvenzionali – conclude Monia Re – e anche le location dovranno adattarsi alle normative per la sicurezza…
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