Attivisti di Greenpeace nudi sui Monti Sibillini al motto meglio nudi che in PFC!, nell’ambito della giornata internazionale di protesta Detox Now!.


E’ il naturale seguito del rapporto Impronte nella neve che riferisce sulle analisi di campioni di acqua e neve prelevati in otto località del mondo:
il lago di Pilato sui monti Sibillini (1.943 m); Torres del Paine, in Patagonia (Cile); Monti Altai (Russia); Monti Haba, nello Shangri La (Cina); Monti Tatra (Slovacchia); laghetti di Macun (Svizzera); e Treriksroset, in Svezia.

Il tutto per rilevare l’eventuale inquinamento da perfluorocarburi (PFC), sostanze utilizzate nella rifinitura impermeabilizzante e antimacchia di molte marche di abbigliamento wintersport e outdoor.
Secondo Impronte sulla neve, tutti gli otto siti sono risultati inquinati, soprattutto il lago di Pilato: da qui la plateale protesta degli attivisti contro l’outdoor tossico.

I PFC sono composti chimici che riescono a inquinare anche le aree più remote e teoricamente incontaminate del pianeta entrando nella catena alimentare, accumulandosi nei tessuti degli animali e nel sangue umano.

Oltre a essere cancerogeni, possono causare seri danni al sistema riproduttivo e ormonale degli esseri viventi.

Poiché esistono sostanze alternative per trattare i tessuti (usate da aziende come Puma e Adidas), nel mirino di Greenpeace sono finiti due marchi, North Face e Mammut, che utilizzano PFC.


Sul sito dell’associazione una petizione per invitare i due brand ad avviare in tempi brevi una produzione eco-sostenibile.

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