Mambo Italiano
, una festa sulla spiaggia ai piedi di Posillipo:
Gipsy King, burlesque, i fuochi a mare e l’impareggiabile cornice notturna del Golfo di Napoli e del Vesuvio.


E’ l’epilogo di quattro intensi giorni di festa per i 30 anni compiuti dalla maison Dolce&Gabbana.


E sembrava una mission impossible portare l’Haute Couture in mezzo alla gente, sui vecchi basoli di Spaccanapoli, cuore pulsante della città partenopea. Caotica e piena di storia.


Invece è accaduto: c’era Sofia Loren sorridente sul suo trono, gli invitati seduti in fila a San Gregorio Armeno, i balconi dei vecchi palazzi traboccanti di quella gente che ha sommerso Dolce e Gabbana e il loro mondo con una chiassosa ed intensa partecipazione.


E le bambole di Dolce e Gabbana hanno attraversato Spaccanapoli come regine venute da un’altra dimensione, passando ieratiche fra improbabili presepi, muri scrostati e i misteri del negromante, il principe di Sansevero.

A confronto è stato un gioco portare a Castel dell’Ovo la collezione uomo di Alta Sartoria ispirata a James Bond, con annessa cena, party al Borgo Marinari e ancora fuochi a mare per i fortunati ospiti della sirena Partenope.

Qualche ora prima, Villa Pignatelli: aristocratica cornice neoclassica per la mostra di Alta Gioielleria (e cena di gala naturalmente).


E ancora: a Sofia Loren, madrina dell’evento, viene conferita la Cittadinanza onoraria di Napoli in una cerimonia al Maschio Angioino presenti il Sindaco De Magistris, Dolce e Gabbana e gli affezionati fans della Diva.


In effetti – nonostante alcune polemiche per gli inevitabili disagi del Centro Storico off limits – il sorriso è stato il denominatore comune di queste quattro giornate di Napoli: sul volto della gente, di Dolce e Gabbana, di ospiti e top model.


Fra decine di selfie, pizze, pastori e tamburelli, i murales di Roxy in the box, le luminarie, il pazzariello, la banda, babà giganteschi e cornetti scaramantici che alla fine hanno portato fortuna: l’esperimento è riuscito.


La moda con la “m” maiuscola è scesa dalla passerella alla strada.

Una strada italiana invece di un fondale patinato. Vissuta, imperfetta e traboccante di storia.

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