Mi sono diplomata in un liceo linguistico privato dove c’era l’obbligo di indossare un’antiquata divisa che replicava la prima uniforme Alitalia disegnata dalle sorelle Fontana, nel 1950.


Cappotto e tailleur blu, camicia celeste, guanti bianchi, gilet di lana blu come gli altri accessori: scarpe college, borsa, bustina, cravatta.

Avevamo anche due spille a forma di aquila, una grande e una piccola, appuntate sulla giacca e sulla bustina. La stessa aquila che campeggiava sui bottoni dorati.


La maggior parte delle mie compagne sognava di fare la hostess, trovava pratica l’ipotesi di vestirsi allo stesso modo ogni mattina e si pavoneggiava davanti ai ragazzi più grandi all’uscita di scuola quando, ovviamente, calamitava gli sguardi.

Io odiavo quella divisa: ho fatto il nodo alla cravatta il primo giorno del primo anno e con quello stesso nodo l’ho buttata nel cassonetto sotto casa dopo la maturità con tutto il resto dell’equipaggiamento.

Ma oggi capisco che sono stata fortunata perché se la mia divisa avesse imitato quella firmata da Ettore Bilotta e adottata a partire da oggi dalla nuova Alitalia, avrei cambiato scuola.


Non per l’abbinamento di tonalità di rosso che confonderebbero un toro, né per la bustina floscia come un soufflé.

Ma i guanti verdi che sembrano dei Vileda di gomma e le calze… alzi la mano chi sapeva dell’esistenza delle calze verdi!

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