“E’ morto Issey Miyake“, dico ad un’amica che ricambia l’informazione con un “ooh!” sinceramente dispiaciuto.
Annuisce prudentemente come se sapesse tutto dell’iconico stilista giapponese, sopravvissuto a Hiroshima e innamorato della moda francese, del design moderno, della tecnologia.
La sua rigorosa poetica ha cancellato le barriere fra i generi alla ricerca di un’impassibile bellezza.
“E’ quello della borsa Bao Bao“: le vado in soccorso, indicando il modello opalescente che ci eravamo appena fermate ad ammirare in una vetrina. “Aaah!”, fa lei sollevata: “Bello, però!“

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