Ida Paro: blogger, style consultant, personal shopper
La Maison Schiaparelli apre – come ormai da tradizione – la serie di sfilate dell’Haute Couture parigina.
Presentando – al cospetto del patron Diego Della Valle e senza diretta social – la collezione SS25 by Daniel Roseberry.
Si chiama Icarus Couture. È “elaborata, barocca, sontuosa“: Daniel Roseberry vola in alto ma non si brucia le ali, come lo sventurato Icaro.
Non delude le aspettative di chi crede che il primo scopo dell‘haute couture sia far sognare.
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Fra una manciata di ore DIOR sfilerà sulla passerella dell‘haute couture: voltando rapidamente pagina dopo l’addio di Kim Jones.
Che si è congedato dalla direzione stilistica di Dior Homme con la collezione FW2526 appena vista alla Paris Fashion Week men.
E per la quale Kim Jones aveva rivisitato – dopo aver scavato come un bravo archeologo nell’ampio heritage della Maison – i pattern inconfondibili della collezione donna FW5455 (sì, 1954).
La storica LIGNE H, creata dal patron. Da Christian Dior.
L’ottobre scorso Kim Jones aveva lasciato Fendi dove era succeduto a Karl Lagerfeld nel 2020 e oggi non svela ancora il suo futuro:
l’eventuale amarezza dei blasonati addii addolcita dalla medaglia della Légion d’Honneur, appuntatagli da Anna Wintour. Ciao Kim!
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Una presentazione parigina per pochi intimi quella della collezione FW2526 di Paul Smith dedicata al padre fotografo, Harold Smith e arricchita dalla collaborazione con Barbour.
Linee di archivio che attingono agli anni Sessanta e al patrimonio fotografico paterno per quanto riguarda le stampe, attualizzate e inconfondibili.
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Il gigante Louis Vuitton affianca Nigo (direttore creativo di Kenzo) al suo stylist Pharrell Williams per metter su una collezione uomo FW2526 ruffiana e preziosa.
Che attinge a piene mani nei suoi poderosi archivi e strizza l’occhio al mercato orientale, massicciamente rappresentato dal front row con gli occhi a mandorla.
Visti i trascorsi musicali di entrambi gli artefici, possiamo parlare di una compilation: che fra sussulti preppy e hiphop fa scorrere languidamente il leitmotiv della sartorialità eccelsa, della pelletteria di lusso, degli accessori da sogno.
Il titolo? Remember the Future. Dedicato a tutti i LVERS. Sotto il segno di Sua Santità Il Monogram.
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Notoriamente votata ad un glamour da red carpet la premiata ditta Dolce& Gabbana fa sfilare la collezione uomo FW2526 attraverso un nugolo di paparazzi.
Il suo UOMO è una superstar, vuoi che vesta casual o urban, che esibisca il più classico degli abiti da gran sera o una sontuosa (eco) pelliccia.
Una “sartorialità quotidiana” attenta al dettaglio, agli accostamenti, alla ricercatezza degli accessori: che siano borse, eyewear o preziose broche.
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Sfila a Milano la collezione uomo FW2526 di PRADA creata in tandem da Raf Simons e da Miuccia Prada. Si chiama Unbroken Instincts:
alla ricerca di un istinto primordiale che pervada il guardaroba maschile minandone la razionalità, alla ricerca di un “centro di gravità permanente” (direbbe Franco Battiato).
L’umore selvatico delle pelli di montone si accosta senza fondersi alla sartorialità asettica, al kitsch americano, agli accessori così esclusivi e già oggetto del desiderio globale.
Ironia, perfezione e stile che senza risultare banali fanno tanto PRADA. Da prendere e amare così come sono.
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Guest designer di Pitti Uomo 107: il creatore di SETCHU, Satoshi Kuwata, ha portato sulle rive dell’Arno la sua poetica multiculturale.
Con la collezione FW 2526 racconta il Giappone e Savile Row. Origami e tailoring.
Sfila la giornata di SETCHU che stilizza, decostruisce, scompone e ricompone. Essenziale ma stilosa. Genderless ed eco-friendly.
L’iconografia orientale e la sartorialità inglese che si sposano in Italia: e la storia continua.
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